Il decreto del re Salmane del 26 settembre scorso, in vigore dal 2018, che permette alle donne di guidare l’auto, ha aperto un varco importante nel muro delle discriminazioni tra uomini e donne del regno wahabita. E’ una vittoria per le saudite, le uniche al mondo senza patente, e un passo in avanti per l’Arabia saudita salutato da paesi e organizzazioni internazionali, ma stanno arrivando i primi contraccolpi, insieme alle ironie di rito sulle donne al volante.

La riforma segue altre aperture verso le donne e rientra nella strategia del piano di riforme Visione 2030 presentato l’anno scorso dal giovane principe ereditario Mohammad ben Salmane, che prevede una serie di riforme economiche e sociali per diversificare l’economia, dopo la crisi del petrolio che dal 2014 ha colpito nel profondo l’economia saudita basata sui petrodollari. Tra queste, il piano intende portare l’occupazione femminile dal 22 al 30%, liberando quindi forza lavoro e allo stesso tempo alleggerendo i bilanci familiari dalle spese di trasporto e dalle ore sottratte all’impiego per accompagnare le donne di famiglia. Già due anni fa era stato permesso alle donne di votare per la prima volta alle elezioni municipali; dal marzo scorso possono iscriversi da sole all’università e, se divorziate, avere una carta d’identità propria. Alle ragazze è permesso praticare sport nelle scuole pubbliche.

Il 23 settembre scorso sono entrate per la prima volta in uno stadio per festeggiare l’ottantasettesima festa nazionale e hanno danzato in strada. Scene mai viste prima, anche se per viaggiare hanno ancora bisogno del permesso del tutore, cosa che l'attivista Manal al-Charif, arrestata nel 2011 per aver sfidato le autorità mettendosi al volante, ha subito chiesto venga soppressa. Sottomesse alla tutela di un familiare, le donne saudite faticheranno anche a trovare un lavoro. E ancora: il 28 settembre una donna, Eman el-Ghamidi è stata nominata sindaco aggiunto della città di Khobar (450.000 abitanti). Le restrizioni per le donne saudite rimangono ancora molte – dall’eredità all’abito, l’abaya, che non è il massimo della comodità nei movimenti - rispetto alla parità, che posizionano l’Arabia Saudita al 141esimo posto su 144, nel rapporto 2016 del World Economic Forum sul gap globale di genere.

Intanto l’Università Princess Nourah di Ryad (60.000 studenti) sta preparando dei corsi di autoscuola con le autorità competenti, mentre non mancano i fischi sui social contro i mariti che insegnano alle donne come spingere sull’acceleratore. 

Anche il mercato si muove in vista di riconversioni, aggiustamenti, nuove opportunità. Tra le imprese direttamente colpite dal reale decreto che mette le donne al volante, le società di servizio di trasporto e taxi Uber e Careem che perderanno milioni di clienti. Careem dice di mirare ad un altro segmento dell’utenza e prevede di assumere 100.000 donne autiste fidando sul fatto che molte saudite non vorranno prendere la patente e, essendo ancora vietata la promiscuità, preferiranno una donna tassista piuttosto che un uomo. Colpisce anche le migliaia di tassisti asiatici immigrati che si troveranno disoccupati, riducendo drasticamente le rimesse nei loro paesi. Dall’altra, case automobilistiche come Ford, Nissan e Chevrolet si sono ovviamente felicitate per la decisione reale, immaginando incrementi vistosi nelle vendite. La Ford Middle East ha regalato ad una militante l’auto dei suoi sogni, una Mustang fiammante. Insieme alle aziende di auto, brindano le società di assicurazioni.

La strada intrapresa dal principe ereditario sembra tracciata per i 31 milioni di abitanti dell’Arabia, metà dei quali hanno meno di 25 anni. Si annunciano società nel settore dell’intrattenimento e anche le sale cinematografiche, quasi scomparse dagli anni ’70, stando a quanto previsto dal presidente dell’Autorità generale per l’Intrattenimento, Ahmad al-Khatib, dovranno essere riaperte.

Meno scontata l’adesione dei sauditi, abituati ad una concezione rigida dell’Islam, al nuovo corso, anche se nel 2016 erano già stati ridimensionati i poteri della Commissione per la Promozione della Virtù e la Repressione del Vizio, che non poteva più richiamare all’ordine i cittadini direttamente. Il panorama dei contrari alla patente alle donne va dallo sceicco Saad Al Hajry, noto per aver affermato che le donne non sono capaci di guidare perché hanno un quarto di cervello, ai padri di famiglia che decideranno se le loro figlie potranno o meno guidare, a chi boccerà le candidate agli esami di guida. Nonostante il via libera al decreto sulla guida dell’Alto Consiglio degli Ulema, vicino alla casa reale.

7 ottobre 2017

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