Dal 1° di gennaio il Kuwait siede nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, eletto a giugno scorso dall’Assemblea generale quale membro non permanente insieme a Olanda, Perù, Guinea Equatoriale, Costa d’Avorio e Polonia, al posto dei sei Paesi uscenti sui dieci che a rotazione siedono nell’organo delle Nazioni Unite le cui risoluzioni sono vincolanti. Rappresenterà i Paesi arabi avvicendando l’Egitto, accanto ad altri membri non permanenti il cui mandato scade alla fine del 2018: la Bolivia, l’Etiopia, il Kazakhstan, la Svezia, e ai cinque membri permanenti, gli unici con diritto di veto, Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia.

“La pace e la sicurezza sono difficili da raggiungere. Voi state per avere la possibilità reale di fare la differenza, ha affermato Kairat Umarov, la rappresentante kazakha che ha assunto la presidenza, anch’essa a rotazione, durante la seduta di apertura del nuovo Consiglio di Sicurezza lunedì scorso.

“Il Kuwait lavorerà insieme agli altri membri del Consiglio di Sicurezza – ha assicurato il vice premier e ministro degli esteri Sheikh Sabah Khalid al-Sabah – per contribuire a risolvere alcuni dei conflitti mondiali più impegnativi”. Dopo quarant’anni il Kuwait, entrato a far parte delle Nazioni Unite nel 1963 e dopo il biennio 1978-79, torna nel Consiglio forte, ha sottolineato il vice premier, di una politica estera indipendente e resterà neutrale come lo è da lunga data, anche sulle questioni globali.

Come ha dimostrato anche di recente, l’Emirato ha sempre operato per evitare o ricomporre i conflitti; ne sono una prova gli sforzi per risolvere la crisi del Qatar, riversatasi anche all’interno del Consiglio di Cooperazione del Golfo, che hanno visto impegnato l’Emiro in persona.

Il Kuwait, che ha ottenuto a giugno 188 voti su 192, il consenso più alto rispetto agli altri Paesi eletti dall’Assemblea generale, lavorerà in questa direzione fino alla fine del suo mandato che scade il 31 dicembre 2019.

Foto dal KUWAITIMES.

 

e.u.

3 gennaio 2018

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