Matteo Cinelli 

La democrazia chiesta a gran voce dalle piazze delle primavere arabe non è arrivata nelle stanze del potere. I Fratelli Musulmani in Egitto, al potere oramai da dodici mesi, si stanno distanziando dalla società civile e la gente si sta rivoltando in piazza contro Morsi, presidente eletto democraticamente alle elezioni del giugno 2012.

Marco Di Donato, ricercatore all’Università di Genova pensa che il partito della Fratellanza si sia disinteressato della propria base, che pure ha aspettato questo momento per decenni. “L'attuale situazione politico-sociale dell'Egitto è assai critica – ha spiegato intervenendo all’Università di Firenze in occasione della presentazione della “Rivista italiana di studi sull’Islam politico”- a causa delle gravi divisioni interne ai Fratelli Musulmani  e della distanza sempre maggiore tra il Partito Giustizia e Libertà (loro espressione politica) interessato al potere politico, e il movimento legato invece all'ideologia islamica e alla società civile”. “Le conseguenze – ha aggiunto – sono già evidenti: il presidente Morsi, che viene proprio dal Partito Giustizia e Libertà, sta perdendo consensi ed i Fratelli Musulmani sono già stati spazzati via dai consigli universitari delle principali facoltà del Nord del Paese”. 

Le divisioni interne ai Fratelli Musulmani riguardano anche la loro posizione nei confronti di Israele, paese che non hanno mai riconosciuto come Stato fino al 2011, ma che oggi viene rifornito di gas naturale a basso prezzo proprio dall'Egitto, nonostante il Paese abbia problemi energetici.

“La transizione verso un regime democratico – ha proseguito  Di Donato -  non è ancora ultimata. In Egitto i militari sono tuttora al potere e la vecchia élite è stata in gran parte riciclata”. La rivoluzione in corso non ha assunto quindi il profilo di una vera rivolta.

Qual è allora il significato della parola democrazia? Quali saranno le scelte politiche rispetto alle riforme costituzionali, quali le regole del gioco adottate in questi paesi? Egitto e Tunisia tuteleranno le libertà fondamentali e i diritti dell’uomo, garantiranno il pluralismo dei partiti e delle fonti d’informazione? si è chiesto allora nel suo intervento Alberto Tonini, docente di Storia delle Relazioni Internazionali e Storia e Politica del Mondo Mediterraneo all’Università di Firenze. 

Che la transizione democratica in Paesi quali Egitto e Tunisia non sia ultimata, è chiaro” - ha quindi sottolineato Pietro Longo dell’Università Orientale di Napoli - perché la bozza di costituzione già approvata non tutela le donne e non garantisce la libertà di espressione”. 

L’idea ad esempio di introdurre nella nuova costituzione tunisina un articolo che sancisce la complementarietà tra uomo e donna ha sollevato enormi polemiche e addirittura scontri tra giuristi islamici e attivisti dei diritti umani. “Oggi la maggior parte dei giuristi musulmani, incluse le donne, sostiene che uomo e donna sono diversi perche’ Dio li ha creati così. Questo non vuol dire che alla donna sia preclusa la carriera politica, ma questo non deve nuocere alla sua naturale funzione di madre e moglie”.

Quanto l’Islam influenzi, dopo la primavera araba, le società di paesi quali Egitto, Tunisia e Libia ancora non è chiaro. Sarà' l'islamismo ad influenzare la modernità oppure il contrario? Ci sarà un post islamismo? La questione è aperta.

3 giugno 2013

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