Jacopo Salvadori 

È  iniziata  una nuova fase  delle relazioni Chiesa-Islam.  All'indomani dell'annuncio delle dimissioni di papa Benedetto XVI, al Cairo l'Università di al-Azhar, il principale centro di studi sunnita, ha fatto il primo passo per riallacciare il dialogo tra le due fedi, deteriorato da alcuni anni. “La ripresa dei rapporti con il Vaticano – spiega un comunicato ufficiale di al- Azhar – dipenderà dal nuovo papa, che non dovrà attaccare l'Islam. L'iniziativa è ora nelle mani della Santa Sede. Le prossime relazioni dovranno essere basate sul principio che le religioni non competono, ma si completano a vicenda”. E Ahmad el Tayyeb, gran Imam di al-Azhar, ha avuto parole di umanità per il Papa uscente: “ per l'Islam quando qualcuno lascia un incarico per motivi di salute non è buona notizia”.

Le frizioni tra il Vaticano e il mondo musulmano risalgono al discorso tenuto da Ratzinger all'Università di Ratisbona nel 2006, alla lectio magistralis sul rapporto tra fede e ragione, in cui il Papa parlò della violenza e del fanatismo, indicandoli come “patologie della religione” e della jihad: “La conversione mediante la violenza – spiegò Benedetto XVI – è una cosa irragionevole ed è contraria alla natura di Dio, perché Dio agisce col logos. E logos significa assieme ragione e parola”. Ma ciò che ha fatto infuriare tutto il mondo musulmano è stata la citazione di Manuele II Paleologo, imperatore bizantino a cavallo tra il XIV e il XV secolo: “Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava”. Dure le reazioni dei Fratelli Musulmani che hanno chiesto le scuse ufficiali del pontefice, sottolineando che “l'islam è una religione di amicizia, cooperazione e di fratellanza tra Occidente e Oriente”, cui si sono aggiunte quelle del gruppo armato iracheno Asaeb al Iraq al Jihadiya, che si è rivolto a Benedetto XVI così: “Sappi che i soldati di Maometto verranno presto o tardi a scuotere il tuo trono dalle fondamenta del tuo stato”.

Il papa ha tentato di chiarire in un secondo momento la sua posizione, intervenendo in prima persona e dicendosi “vivamente rammaricato”, nella speranza che questo gesto “valga a placare gli animi”. Il passo citato, “ritenuto offensivo per la sensibilità dei credenti musulmani era -ha detta del papa- una citazione di un testo medievale, che non esprime in nessun modo il mio pensiero”. Ma non è bastato. Mahmoud Ashour, già vice rettore dell'Università di al-Azhar, ha dichiarato che Benedetto XVI “dovrebbe scusarsi perché ha offeso il credo musulmano. Deve chiedere scusa in maniera chiara e dire che ha commesso uno sbaglio”.

Le riflessioni di Ratisbona sono state soltanto il primo capitolo delle complicate relazioni tra cattolici e sunniti da quando Ratzinger è stato nominato papa. La sospensione dei rapporti in via ufficiale è avvenuta con le dichiarazioni del papa seguite all'attentato del dicembre 2010 ad una chiesa cristiana di Alessandria, agli albori della primavera araba, in cui il pontefice invocava la protezione dei cristiani del Maghreb, affermazioni considerate dall'Università di al-Azhar delle intromissioni negli affari interni degli Stati islamici.

I rapporti si sono raffreddati fino allo scorso 11 febbraio, quando Benedetto XVI ha dichiarato di voler rassegnare le dimissioni il prossimo 28 febbraio, aprendo così uno spiraglio.

14 febbraio 2013

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