Jacopo Salvadori 

A sorpresa il presidente egiziano Mohamed Morsi ha varato questa mattina una raffica di decreti con i quali ha di fatto tolto la poltrona dell'esecutivo ai militari, che la occupavano dalla fine della rivolta di piazza Tarhir. Con il decreto ha rimosso il capo delle forze armate e ministro della Difesa, Hussein Tantawi e il capo di Stato Maggiore, Sami Anan, sostituendoli coi generali Abdel Fatah el Sisi e Sobhi Sidk. Ha anche nominato il nuovo vicepresidente, Mahmoud Mekki, magistrato.
Nonostante sia passato più di un mese dalle prime elezioni presidenziali dopo la caduta del regime di Mubarak che hanno sancito la vittoria dei Fratelli Musulmani e del loro candidato Mohamed Morsi, l'incertezza e la confusione sembrano essere state spazzate via da un nuovo clima di entusiasmo.
La situazione politica egiziana è stata a lungo appesa ad un filo. Da una parte il Consiglio supremo delle Forze Armate continuava a difendere le proprie prerogative cui il decreto del 14 giugno aggiungeva anche il potere legislativo e il compito di riformare la legge elettorale e la Costituzione.

La Corte suprema riteneva infatti che circa un terzo dei parlamentari sarebbero stati nominati in modo non valido, cosa che secondo Maher Sami, vice presidente della Corte Costituzionale, "porta all’annullamento delle elezioni e quindi allo scioglimento del Parlamento". Dall'altra parte manca tuttora una Costituzione e la stessa Assemblea costituente è a rischio scioglimento perché si aspetta di sapere se sia stata legittimamente eletta oppure no. 
Questo stato di incertezza politica ha avuto i suoi riflessi economico-finanziari. Per rassicurare gli investitori stranieri Morsi ha dato un'accelerata alla nomina del primo ministro scegliendo Hisham Qandil, ex ministro per le risorse idriche del governo Ganzouri ed ingegnere di 50 anni, nominato lo scorso 24 luglio. Secondo Ayman el Sayad, del Centro studi Al Ahram, Morsi avrebbe scelto Qandil per dare omogeneità al proprio progetto politico, di governare il Paese con un esecutivo di tecnici per poter uscire definitivamente da una fase di transizione che dura ormai da quasi due anni, nominando una personalità politica senza alcuna appartenenza partitica.

Dopo questa nomina il Consiglio supremo delle Forze Armate, aveva tentato di influenzare direttamente le nomine dei ministri che Qandil avrebbe scelto in base alle competenze e in accordo con il presidente Morsi. Il conflitto si è mostrato evidente al momento delle nomine dei ministri chiave, dell'interno, della Difesa e degli Esteri e i militari hanno avuto la meglio ottenendo da Morsi la nomina del maresciallo Hussein Tantawi, capo del Consiglio supremo delle Forze Armate, come ministro della difesa, il generale Ahmad Gamal Eddin, ex capo del Dipartimento per la Sicurezza Pubblica, all'Interno, e la conferma di sei ministri del governo uscente guidato da Kamal El-Ganzouri. La svolta di Morsi ha sollevato i ministri della difesa e dell'interno dal loro incarico.

Questa accelerata è stata causata dagli scontri avvenuti lo scorso 5 agosto nella penisola del Sinai, vicino al confine israeliano, dove sono state uccise sedici guardie di frontiera egiziane, episodio che ha messo in luce la debolezza dell'esercito in campo internazionale e ha evidenziato anche un problema interno: la sicurezza. Forte di questo, Morsi ha colto la palla al balzo destituendo i militari dall'esecutivo e facendo schizzare a più 1,5 % la Borsa del Cairo. Così dopo settimane di incertezza e confusione la strada per la ricostruzione del Paese sembra essere stata imboccata. Il ridimensionamento del potere della Giunta militare è un forte segno della voglia di aprire un nuovo ciclo e di scrivere un nuovo capitolo della storia egiziana. Molti sono ancora i nodi da sciogliere come la Costituente, temporaneamente sospesa e a rischio scioglimento, incapace di redigere una nuova Costituzione e la necessità di rendere espliciti i poteri del premier, ma il percorso tracciato con le Primavere Arabe appare sempre più nitido.

13 agosto 2012

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