Jacopo Salvadori 

Sarà Khairat el Shater, sessantaduenne, vice della guida suprema Mohammed Badie e uomo d'affari, il candidato dei Fratelli Musulmani alle prossime presidenziali del 23 e 24 Maggio, le prime che indicheranno il successore di Hosni Mubarak detronizzato dalla Primavera araba egiziana di piazza Tahir dopo aver governato il Paese per trent'anni.

L'annuncio ha posto fine ad una serie di contrasti interni al gruppo, ma ha segnato soprattutto una virata di 180 gradi di questa formazione di ispirazione religiosa. Pur avendo appoggiato la rivolta, aveva fatto sapere a più riprese che non avrebbe presentato alcun candidato, alimentando così una ridda di illazioni. Addirittura avevano affermato che avrebbero espulso chiunque avesse manifestato l'intenzione di presentarsi alle elezioni, motivo per il quale è stato allontanato Abul Fotuh in corsa oggi con i moderati.

Dure le reazioni interne al partito per aver infranto il patto col proprio elettorato. Kamal El Helbawy, ex portavoce della fratellanza in Europa, si è dimesso dichiarando che gli obiettivi politici dei Fratelli Musulmani hanno preso il sopravvento su quelli religiosi, mentre sono piovute sul candidato Shater anche accuse di ricercare solo l'affermazione personale.

Il cambiamento di rotta è stato dettato dalla forte difficoltà incontrata dai Fratelli Musulmani nel far passare la sfiducia al governo militare, chiamato a rispondere sugli obiettivi raggiunti dal momento del suo insediamento, nonostante la Fratellanza goda di una larga maggioranza sia in Parlamento che nell' assemblea costituente. Il gruppo ha dichiarato di dover candidare un proprio esponente per ricostruire il Paese, «crediamo che l'Egitto abbia bisogno di un nostro uomo - ha spiegato Mohamed el-Morsi,presidente del partito Libertà e Giustizia, braccio politico dei Fratelli Musulmani - che si faccia carico di questa responsabilità».

La decisione di candidare Shater non è stata però facile. Dopo settimane di discussioni all'interno del partito, i sostenitori del vice di Badie hanno ottenuto la maggioranza per una manciata di voti: 56 voti contro 52. In particolare i giovani non hanno gradito la decisione chiedendo l'annullamento immediato della candidatura che secondo loro «avrà un impatto catastrofico sull'Egitto e sugli stessi Fratelli Musulmani, distruggendo allo stesso tempo le relazioni tra Libertà e Giustizia e gli altri partiti e forze nazionali».

Altri esponenti temono invece che gli altri due candidati islamisti - il moderato Abdel Moneim Abul Fotuh, per anni uno dei principali esponenti dei Fratelli Musulmani e, in particolare, il salafita Hazem Salah Anu Ismail, al momento il candidato con la maggiore visibilità  - possano attirare un buon numero di giovani appartenenti al partito guidato da Badie.

Secondo un sondaggio apparso su Al Ahram on-line, il gradimento dei candidati sarebbe il seguente: Ismail in testa col 29% seguito dall'ex premier Ahmad Shafik - vicino ai militari, anche se ancora non ufficialmente candidato- col 23%, Abul Fotuh al 15% e ultimo Amr Mussa col 12%.

Con Khairat el Shater salirà a tre il numero di candidati di matrice islamista alle prime elezioni presidenziali post Mubarak. Shater si caratterizza per una visione politica pragmatica ed aperta ed ha guidato la Fratellanza nel suo primo impegno pubblico sostenendo l'accordo di pace con Israele, firmato a Washington il 26 marzo 1979 a seguito degli Accordi di Camp David dell'anno prima.

Non tutti gli egiziani credono però alle spiegazioni fornite dai Fratelli Musulmani per questa loro candidatura. Molti temono che si siano accordati con il Consiglio militare, che detiene l'esecutivo di transizione e dopo le prossime elezioni presidenziali dovrà passare il potere ai civili, anche se i Fratelli Musulmani hanno stigmatizzato questi timori facendo sapere che l'esercito potrebbe addirittura manipolare le elezioni, cosa che ha scatenato la dura reazione da parte del Consiglio Militare che, a sua volta, ha accusato la Fratellanza di essere in mala fede.

1 aprile 2012

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