Alessandro Vanni 

Un coro di proteste ha accolto nel Parlamento iraniano la notizia del “licenziamento” del ministro degli Esteri Manuchehr Mottaki, nel frattempo impegnato in una visita ufficiale in Senegal, da parte del presidente Ahmadinejad che in un breve comunicato gli ha augurato i migliori “successi per il futuro”, nominando al suo posto il direttore dell'Organizzazione per l'Energia Atomica, Ali Akbar Salehi. Una sostituzione che peserà al tavolo negoziale sul nucleare col cosiddetto “Gruppo dei 5+1” (composto da Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania), che dopo quello di Ginevra della settimana scorsa, ha in programma un nuovo incontro ad Istanbul a fine gennaio. 

Numerosi deputati hanno espresso la loro contrarietà per le modalità con le quali Ahmadinejad ha annunciato la rimozione del ministro degli Esteri, parlando di “mancanza di rispetto nei confronti di una persona (Mottaki ndr.) responsabile”. Un "insulto ingiustificabile" si è detto, che potrebbe esporre l’Iran di fronte al mondo intero, perché con questo gesto, ha sottolineato Ahmad Tavakkoli, presidente del Centro ricerche del Parlamento, il presidente Ahmadinejad ha dato l’impressione che in Iran esista  ''una sola persona che comanda e può fare quello che vuole". Aggiungendo, in vista del prossimo incontro di Istanbul, che questa alternanza di interlocutori può avere ricadute negative in ambito internazionale. Timori ai quali ha risposto a stretto giro il portavoce del presidente iraniano, Memhan Parast: “'gli avvicendamenti nei posti di responsabilità del governo –ha affermato- sono una cosa naturale, ma le politiche guida in materia di relazioni internazionali e di nucleare sono già definite a livelli più alti e quindi il cambiamento del ministro non porterà a mutamenti'', garantendo che i negoziati seguiranno il loro corso, così come già stabilito, se "la controparte non cercherà di esercitare pressioni su di noi".

Secondo quanto sostiene un diplomatico iraniano della sede finlandese, anche numerosi funzionari in patria e all’estero sarebbero addirittura pronti a dimettersi e, stando alle sue parole, contraria al comportamento del presidente Ahmadinejad sarebbe anche la maggior parte dei funzionari in servizio presso lo stesso ministero degli Esteri. La “cacciata” di Mottaki infatti è stata l’occasione per far venire allo scoperto le divergenze -che ormai da mesi trapelavano dagli organi di stampa nonostante il rigido controllo esercitato dal governo sui media- sulla politica estera dell’Iran tra il presidente della Repubblica islamica e il ministro degli Esteri.

Già la nomina ad agosto di quattro nuovi rappresentanti diplomatici “speciali”- sollevando la protesta di 122 parlamentari che in un documento parlavano dell’illegalità di quelle nomine- aveva suscitato il sospetto che Ahmadinejad volesse scavalcare il ministro degli Esteri. Il sito internet filoconservatore 'Tabnak' aveva persino ipotizzato le dimissioni di Mottaki, avanzando anche i nomi di probabili successori tra i quali lo stesso Salehi. Ad aumentare la tensione si è aggiunta poi la creazione da parte di Ahmadinejad, di un Consiglio per la politica estera all'interno del suo ufficio di presidenza, guidato da Esfandiar Rahim-Mashai già suo capo di gabinetto, cui sono state trasferite alcune funzioni dal ministero degli Esteri. Mossa che avrebbe dovuto portare alle dimissioni di Mottaki, rimasto invece al suo posto grazie al sostegno dell'ayatollah Khamenei che negli ultimi mesi però sarebbe venuto meno, lasciando così mano libera ad Ahmadinejad nel silurare il suo ministro.

Peraltro, le divergenze sulle linee adottate in politica estera, non riguardavano solo il ministro degli Esteri ma tutto il gruppo dei cosiddetti “Conservatori pragmatici” del quale fanno parte insieme a Mottaki, il presidente del Parlamento Ali Larijani e l'ex presidente, Ali Akbar Rafsanjani, contrario anche ad alcune misure di politica interna adottate da Ahmadinejad.  
 
Con queste premesse e il reiterato attacco ad Israele, l’Iran di Ahmadinejad, tornerà a discutere del suo nucleare e dei suoi usi. 
 
16 Dicembre 2010

Vai all'inizio della pagina