Giulia Brugnolini 

La Corte Suprema egiziana conferma il verdetto del tribunale di primo grado del 2008 che accoglieva il ricorso dei docenti dell’Università del Cairo. Chiedevano di sostituire il corpo di polizia del ministero dell’Interno con un servizio di guardia alle dipendenze dell’Ateneo.

Dal 1981, anno del provvedimento dell’allora Presidente egiziano Anwar Sadat - assassinato lo stesso anno - la presenza dei poliziotti ha sempre caratterizzato i cortili degli atenei e le case dello studente dell’Università del Cairo. Il controllo dell’Università da parte del Ministero dell’Interno non aveva il solo scopo di garantire un’adeguata sicurezza ma mirava invece ad impedire elezioni democratiche dei consigli di facoltà e disincentivare l’impegno politico degli studenti sopprimendo eventuali proteste da parte dei gruppi di sinistra. Abou Ghar, docente di ginecologia all’Università del Cairo, uno dei promotori del ricorso e oppositore del Presidente Hosni Mubarak, afferma che nessun preside in nessuna università egiziana è in grado di prendere decisioni senza l’approvazione dei servizi di sicurezza governativi, seppur per questioni puramente accademiche come conferenze scientifiche e programmi di ricerca.

La sentenza della Corte Suprema di sabato scorso arriva due settimane dopo la pubblicazione su Facebook di un video shock in cui un pubblico ufficiale percuote una ragazza di un college di Zagazig. Il gesto era seguito ad una contesa verbale dopo che la studentessa Somaya Ashraf si era rifiutata di mostrare il contenuto della borsa prima di entrare in classe.

La Corte, dopo aver respinto il ricorso del Primo Ministro e del Ministro dell’Interno, ha dichiarato ufficialmente che la presenza permanente delle forze dell’ordine del ministero dell’interno nell’Università del Cairo rappresenta un intralcio all’indipendenza dell’università garantito invece dalla legge e dalla Costituzione.
Ma Abou Ghar, così come molti altri docenti e studenti, non nasconde il suo pessimismo per quanto riguarda l’effettiva applicazione della sentenza. Per il momento, infatti, il Ministero dell’Interno non ha rilasciato commenti ufficiali sul verdetto ma si teme l’uso della legge di emergenza per raggirare la sentenza, espediente usato ventinove anni prima proprio per legalizzare la presenza delle forze dell’ordine.

25 Ottobre 2010

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