Alessandro Vanni 

Al termine  della visita di tre giorni in Israele,  il Primo Ministro italiano Silvio Berlusconi ha trascorso qualche ora nella cittadina cisgiordana di Betlemme, dove ha incontrato il Presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas. Berlusconi ha affermato che la richiesta palestinese per un accordo di pace basato sui confini precedenti alla guerra del 1967 è accettabile, ma ha preferito non entrare nei dettagli di una negoziazione.

Così come non ha voluto parlare del muro che divide i territori palestinesi da Israele, semplicemente rispondendo di non essersi “accorto” della barriera a un cronista che gli chiedeva le sue impressioni, poichè impegnato a pensare a ciò che avrebbe detto ad Abbas di lì a poco e a prendere appunti. Il tutto nonostante che, per il rigido protocollo, il leader italiano abbia dovuto lasciare il mezzo israeliano sul quale viaggiava per essere trasferito su uno palestinese al checkpoint. Berlusconi ha poi ribadito ad Abbas la sua volontà di lanciare un piano di sviluppo economico per la Cisgiordania, una sorta di “Piano Marshall” adottato in Europa al termine della seconda guerra mondiale. Proposta già più volte presentata senza però un concreto seguito. “Non ci può essere pace – ha affermato Berlusconi – senza sviluppo economico e benessere. L’Italia comprende – ha proseguito il leader italiano – che è necessario interrompere la costruzione di insediamenti israeliani in Cisgiordania, in modo che i colloqui di pace con Israele possano riprendere. L’impressione è che Israele sia seriamente intenzionata a riallacciare i negoziati a breve e ad implementare la soluzione dei due stati”. 

Un giornalista palestinese ha poi chiesto a Berlusconi il suo punto di vista sulle vittime palestinesi durante l’ultimo conflitto di Gaza, in seguito alla dichiarazione del Primo Ministro, rilasciata in mattinata, che l’operazione “Piombo Fuso” di Israele era giustificabile e che l’Italia supportava Israele per fronteggiare l’anti-semitismo e la negazione dell’Olocausto. “Così come è giusto piangere le vittime dell’Olocausto, è altrettanto giusto esprimere il dolore per ciò che è successo a Gaza” – ha risposto Berlusconi. Il precedente commento era stato espresso in un discorso tenuto alla Knesset, il Parlamento israeliano, durante il quale Berlusconi aveva ricordato che l’Italia aveva obiettato il rapporto Goldstone sulla guerra, poichè mirava soltanto a “incriminare Israele quando invece era giustificabile rispondere ai missili di Hamas".

"La sicurezza di Israele all’interno dei propri confini e il suo diritto a esistere come stato ebraico sono, per noi, una scelta etica e un imperativo morale contro ogni possibile ritorno dell’antisemitismo, della negazione dell’Olocausto e del fallimento da parte dell’Occidente di ricordare”, ha proseguito Berlusconi. “La nostra amicizia verso Israele è franca, aperta e mutuale e ciò – ha sottolineato il premier, va al di là della retorica e della diplomazia e – viene dal cuore”. Ha definito la costituzione della Knesset uno degli eventi più meravigliosi del ventesimo secolo. Analizzando la questione iraniana, Berlusconi ha poi affermato che la comunità internazionale “non accetterà le armi nucleari in mano all’Iran”, ribadendo il pieno supporto per la soluzione dei due stati, e lodando il Primo Ministro Israeliano Benjamin Netanyahu per il suo “coraggio” nel supportare tale approccio. 

4 febbraio 2010

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