Alessandro Vanni 

TEHERAN - Il leader degli oppositori di Ahmadinejad, Mir Hossein Moussavi, ha dato inizio stamani a una manifestazione di protesta nel centro di Teheran per contestare i risultati del voto che hanno visto la rielezione del presidente uscente. Il corteo, secondo quanto diffuso dal Ministero dell’Interno, non era però stato autorizzato. Le proteste di piazza dei sostenitori di Moussavi, iniziate dopo l’annuncio della vittoria da parte di Ahmadinejad, erano state represse dalle forze dell’ordine che, tra sabato e domenica avevano tratto in arresto oltre 150 persone. Non appena diffusi i dati, Moussavi aveva smesso di apparire pubblicamente, affidando solo dei commenti ad alcuni siti, il che aveva fatto pensare addirittura a un suo arresto. Ieri, invece, Moussavi è stato ricevuto dalla suprema guida del Paese, l’ayatollah Ali Khamenei, così come riportato dalla televisione di Stato. Alle proteste dell’oppositore, che ha già presentato una richiesta di annullamento del voto al Congislio dei Guardiani per gravi irregolarità e brogli, Khamenei ha opposto l’invito ad “agire con calma, seguendo le vie legali”. Lo stesso Khamenei avrebbe dato indicazioni di esaminare il reclamo attentamente e con precisione. Il Consiglio si è dato dieci giorni di tempo per esprimersi in merito al ricorso, secondo quanto affermato dal portavoce Kadkhodai.

Ma nel frattempo sono moltissime le persone scese in piazza a Teheran, insieme a Moussavi e Karrubi. Dalla Piazza della Rivoluzione i manifestanti hanno inneggiato a Moussavi chiedendo l’annullamento del voto, ma il leader moderato ha invitato alla calma per evitare gli scontri con la polizia. Ha chiesto nuove elezioni suscitando l’euforia della folla, che da anni non scendeva in piazza così numerosa per manifestare. Intanto i servizi di informazione hanno subito dure limitazioni. La polizia impedisce di filmare gli scontri, e le poche immagini professionali che trapelano vengono registrate di nascosto. Si moltiplicano però le testimonianze dei cittadini che, con i soli cellulari o telecamere amatoriali, riescono a far trapelare i filmati. Due giornalisti olandesi sono stati espulsi proprio perchè riprendevano le proteste in strada, ed altri due belgi sono stati fermati e controllati. Molte altre televisioni di tutto il mondo hanno avuto impedimenti di vario genere, e i visti in scadenza non vengono rinnovati. La stessa televisione satellitare Al Arabiya si è vista chiudere gli uffici per una settimana, dopo aver dato la notizia che tre manifestanti erano stati uccisi durante gli scontri. Intanto le forze dell’ordine hanno rilasciato l’ex vicepresidente del Parlamento, Mohammed Reza Khatami, fratello dell’ex presidente Mohammad Khatami, insieme ad altri dirigenti del movimento capeggiato da Moussavi.

Intanto nel mondo arabo si susseguono i commenti e le valutazioni sul risultato delle elezioni in Iran.
Una delle prime reazioni è stata quella di Ehud Barak, Ministro della Difesa israeliano, che ha definito la vittoria di Ahmadinejad una “pessima notizia”. Barak si è detto anche dubbioso sul fatto che il risultato annunciato sia stato quello realmente desiderato dal popolo iraniano, concludendo che qualsiasi vittoria degli estremisti va considerata una pessima notizia.

In Libano, il movimento sciita filo-iraniano Hezbollah si e' congratulato con l'Iran per le ''epiche'' elezioni che hanno confermato Ahmadinejad alla presidenza per altri quattro anni. In una lettera aperta indirizzata a Khamenei, il leader di Hezbollah, Nasrallah ha presentato le congratulazioni per la “magnifica epopea” che il popolo iraniano ha realizzato, “rinnovando il proprio credo in questo regime benedetto e nei valori e nei principi della rivoluzione islamica”. Ha proseguito affermando che la vittoria ha ridato speranza nella forza, nella determinazione e nella solidità dell'Iran, che e' un "forte sostegno per la nostra gente che difende i propri diritti contro gli aggressori e usurpatori''.

In Egitto, i Fratelli Musulmani esprimono due diverse interpretazioni: la guida suprema, l’ottantenne Mahdi Akef afferma che l'Occidente e alcuni Paesi arabi non hanno trattato con logica e razionalità Teheran, che è mancata completamente tale impostazione e ciò ha provocato molte tensioni, ma si è anche detto sicuro che in futuro i Paesi saranno più comprensivi. Altre opinioni interne alla confraternita, però, osservano che sia giunto il momento di un cambiamento in Iran, poichè la rivoluzione ha ormai raggiunto gli obiettivi prefissati, e che deve essere il popolo a detenere un ruolo principale e non più gli ayatollah.

Stessa impostazione proviene dal quotidiano egiziano Al Arabi, che critica l'aperto appoggio di Khamenei ad Ahmadinejad, quando sarebbe stato più utile per l’Iran mantenere un linguaggio diplomatico più aperto con l’Occidente. Gli scontri seguenti al voto danno il polso del clima di tensione che si respira in Iran, ma, stando così le cose, è sempre Khamenei e la guardia rivoluzionaria a controllare le decisioni critiche per il Paese.

Al Ahram, il maggior quotidiano egiziano, afferma che il vero vincitore non sia nè Ahmadinejad nè Moussavi, ma il regime degli ayatollah, poichè è sempre la guida suprema a detenere il potere assoluto.

15 giugno 2009

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