Monika Kaminska 

L’inviato degli Stati Uniti In Medio Oriente, George Mitchell, è atteso oggi in Israele per la sua terza visita ufficiale nella regione dall’inizio dell’anno, la prima dall’insediamento del nuovo esecutivo di Netanyahu. Mitchell, dopo aver fatto visita in Marocco e in Algeria, dove ha ribadito l’impegno statunitense per una risoluzione del conflitto israelo-palestinese basata sul principio dei due Stati indipendenti, giungerà stasera a Tel-Aviv.

L’inviato statunitense incontrerà il presidente israeliano Shimon Peres, il Ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, quello della Difesa Barak, e successivamente il primo ministro Benyamin Netanyahu. Venerdì, durante la tappa a Ramallah, sarà la volta dei vertici dell’Autorità nazionale Palestinese (Anp).
Il Primo Ministro dell’Anp Salam Fayyad ha già espresso chiaramente le richieste dei palestinesi, che consistono nel congelamento dell’attività israeliana di colonizzazione e della costruzione della Barriera di separazione in Cisgiordania, oltre alla fine delle invasioni militari israeliane e la rimozione dei posti di blocco in Cisgiordania.

Il governo israeliano dal canto suo non sembra intenzionato a esaudire le richieste dell’Anp. Lieberman, dopo aver disapprovato il processo di pace lanciato ad Annapolis, negli USA, nel novembre del 2007, chiede di smantellare i gruppi terroristici palestinesi, disarmare Hamas e riprendere il controllo della Striscia di Gaza. Il primo ministro Netanyahu pensa invece all’ipotesi di una “pace economica”, basata sullo sviluppo economico dei territori palestinesi, necessario secondo lui per la nascita di istituzioni politiche stabili.
Quello di Mitchell dunque, non sarà un compito facile, l’amministrazione Obama dovrà fare i conti con l’irremovibilità dei due interlocutori, nonché far fronte a varie divergenze e difficoltà che sicuramente sorgeranno durante i colloqui, come sottolineano le fonti diplomatiche israeliane.

16 aprile 2009

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