Jacopo Salvadori 

Protestare si, ma senza eccessi. Così Joumana Haddad, poetessa e giornalista libanese, fondatrice della rivista di letteratura erotica in lingua araba “Jasad Magazine”, ha commentato ieri la protesta anti-conservatrice di Amina Tyler, la diciannovenne tunisina che il mese scorso ha spostato su facebook alcune foto in topless dal titolo “My Body Belongs to Me”, il mio corpo appartiene a me, suscitando reazioni contrastanti nei Paesi arabi. 

La Haddad non è convinta che iniziative del genere agevolino la causa delle donne. ''Trovo che la protesta eclatante sia un modo di richiamare l'attenzione, ma non credo che utilizzare il seno della donna sia anche uno strumento di emancipazione", ha spiegato la Haddad invitata a Firenze per presentare il suo ultimo libro “Superman è arabo”, edito da Mondadori, alla rassegna cinematografica “Middle East Now” che si è svolta nel capoluogo toscano dal 3 all' 8 aprile. "Rispetto la libertà di ogni persona di protestare come vuole - ha continuato Joumana Haddad- ma sono piuttosto confusa nei riguardi di questa protesta che utilizza la nudità femminile. Stiamo vivendo in un mondo dove ti pongono due scelte, o il burqa o la nudità. Io penso ci sia una terza via: la dignità della donna''.

Il gesto di Amina è stato ispirato dalle proteste delle Femen, il gruppo di attiviste ucraine che manifestano in varie città del mondo contro le discriminazioni sessuali e sociali e che hanno indetto per giovedì scorso una giornata di mobilitazione mondiale in appoggio alla giovane tunisina. Mercoledì infatti è iniziata la protesta davanti alla Grande Moschea di Parigi dove un gruppo di ragazze ha protestato a seno nudo, seguita il giorno dopo da un'altra manifestazione davanti al consolato tunisino di Milano dove altre giovani donne hanno manifestato allo stesso modo.

Amina Tyler, nascosta in un piccolo villaggio lontano da Tunisi, teme ripercussioni per il suo gesto e sta seriamente pensando di abbandonare la Tunisia.

9 aprile 2013

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