Jacopo Salvadori 

GAVORRANO (GR) – Sono storie di violenza quelle contenute in Figlie dell'Iran, l'ultimo libro di Reza Olia, artista simbolo della rivoluzione contro il regime iraniano, che offre una riflessione sulla condizione delle donne dalla rivoluzione dell'Ayatollah Khomeini del 1979 ai giorni nostri. La presentazione si è tenuta ieri, festa della donna, alla Biblioteca Comunale di Gavorrano, alla quale sono intervenuti insieme all'autore e alla responsabile della Biblioteca Gemma Lonzi, Giulia Norcini ed Alessio Mida della Ouverture Edizioni che ha pubblicato il testo.

In Figlie dell'Iran Olia ha voluto raccontare delle storie vissute: quella di Parvin, giovane prigioniera del regime, quella di Zinat Mir Hashemi, giornalista e attivista politica, e poi quella di Shirim Alam Holi, giovane curda e di Mona, come di molte altre. C’è anche la storia di Sakineh, al centro di un caso internazionale appena tre anni fa: condannata all'impiccagione per l'omicidio del marito, ha trovato aiuto nella comunità internazionale e nelle organizzazioni per i diritti umani, che si sono mosse per evitare la sua esecuzione. Nonostante tutto, da più di un anno però non si hanno sue notizie. Già dalla copertina, ideata e realizzata direttamente da Olia, che vive e lavora in Italia, è chiaro il messaggio del libro. “Raffigura due donne – ha spiegato l'autore- con il rossetto, una cosa comune per le donne occidentali ma rivoluzionario per le donne iraniane. Anche in questo modo combattono la Repubblica islamica, comportandosi in modo completamente differente dall'idea di donna propagandata dal regime e incarnata perfettamente dall’altra figura in primo piano nella copertina, una donna coperta interamente dall'hijab”.

“In Iran – ha fatto sapere Olia – sono aumentate le torture e le impiccagioni delle donne. Il vero problema è che la legge stessa non le tutela, addirittura per ogni condanna di impiccagione, il giudice che l’ha emessa viene ricompensato dalle autorità con un rapporto sessuale con una prigioniera e le carceri ormai non sono troppo dissimili dai bordelli”.La liberazione della donna iraniana può avvenire non soltanto attraverso un processo interno ma anche attraverso uno esterno secondo Olia che guarda agli sviluppi della situazione in Siria, dove si stanno scontrando tre forze contrapposte: il governo di al-Assad, i ribelli e i gruppi jihadisti. “Se cade il regime siriano, cadono automaticamente anche quello iraniano e iracheno, che altro non è che un governo fantoccio dell'Iran. Perciò non possiamo non essere a favore dei ribelli. L’obiettivo è quello di conquistare la pace ed è soltanto così che potremo essere liberi”

Olia non nasconde anche un certo risentimento verso l'Occidente in generale, colpevole ai suoi occhi di aver permesso al regime iraniano di usare la violenza contro la popolazione per più di trent'anni e di aver dato il via a ciò che definisce ‘il medioevo iraniano’. “Con l'elezione di Obama – ha affermato– speravamo che la situazione migliorasse, invece siamo rimasti presto delusi dall'incostanza della sua politica”.

Lo scrittore non ha mancato poi di dire la sua riguardo alla lettera aperta scritta a Beppe Grillo, leader del Movimento Cinque Stelle, in risposta all'intervista rilasciata dall'ex comico genovese al quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth lo scorso giugno, nella quale raccontava - a detta di Olia - un Iran completamente differente dalla realtà. “Grillo – ha ribattuto Olia – minimizza la situazione del Paese e la mistifica. Non può dire che Iran e Stati Uniti sono simili solo perché condividono la pena di morte, in Iran ci sono milioni di prigionieri politici, soggetti, come lo sono molte donne, a torture, impiccagioni e lapidazioni giornaliere. Come fa a dire Grillo che le donne hanno un ruolo centrale nella società iraniana?

9 marzo 2013

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