Donatella Mercanti 

 “Tutto ciò che non viene donato va perduto”,  anche la professionalità medica, l’esperienza costruita con passione sul campo, la ricerca medico- scientifica che si vota al servizio della salute.

Questo crede l’UMAI, l’Associazione Medici Arabi in Italia, nata il 30 Giugno 2012 e presentata ufficialmente a Roma il 12 Dicembre 2012, con il patrocinio del Comune di Roma, alla presenza di numerose personalità del mondo medio-orientale e italiane, tra cui molti medici, professori universitari, ambasciatori dei paesi arabi che hanno aderito all’invito, e il Presidente dell’UMAI, il Dott. Hassan Sabri Shamsan originario dello Yemen, Primario dell’Unità Nefrologia e Dialisi della Clinica Villa Sandra a Roma che, tanto, ne ha auspicato la nascita. I medici dell’UMAI sono laureati in Italia, tutto personale che ha svolto il proprio tirocinio professionale nel nostro paese e che, in Occidente, presta servizio con la cittadinanza italiana a pieno titolo, ma con la doppia radice culturale del paese di origine.

Il Dott. Hassan Sabri, ci ha ricevuto a Roma nella sua clinica, a Villa Sandra, racconta di aver conseguito la specializzazione in Nefrologia a l’Università de La Sapienza, sono venticinque anni che lavora in Italia, qui ha la sua famiglia, i suoi figli. Come lui, sono molti i medici arabi che hanno eletto l’Italia e l’Europa meta di formazione e di lavoro.  Perché nasce l’Unione Medici Arabi in Italia, qual è la sua importanza, quali sono i suoi fini? Ce lo spiega il Dott. Sabri Hassan : “Vogliamo creare un ponte culturale tra i paesi arabi di origine e l’Italia attraverso l’UMAI, è una missione importante, in cui crediamo fortemente. Vorremmo incentivare e sviluppare una collaborazione sanitaria tra chi lavora qui, e i presidi medici in medio oriente che hanno bisogno di essere sostenuti, aggiornati con la ricerca, la cooperazione sanitaria internazionale, perché si formino due sponde in comunicazione fra loro, quella italiana e quella araba. Ci sono paesi arabi ancora chiusi alla frontiera medica, che hanno bisogno del nostro aiuto. Il grande sogno sarebbe quello di collegare la medicina dei nostri paesi di origine, Yemen, Libia, Kuwait, Arabia Saudita, ed altri, con gli ospedali, con l’Università, e con le altre istituzioni sanitarie, sia a livello regionale, nazionale, che internazionale, una grande sfida per noi.” 

I paesi arabi sono ventidue, il 75% ha aderito all’UMAI, sottolinea Sabri Hassan, un grande successo, verificatosi per la prima volta, ma sono ancora pochi i medici del Kuwait, e sappiamo che molti libici vorrebbero aderire”. “Ci sta molto a cuore anche valorizzare la figura del medico arabo che ha avuto la sua specializzazione in Italia, vorremmo tutelare il pieno riconoscimento dei suoi  valori professionali, deontologici, giuridici, chiediamo un maggiore aggiornamento professionale, che duri nel tempo, e che le Istituzioni Italiane riconoscano questa realtà e riflettano su le nostre professionalità mediche lasciate, a volte, ancora nell’ombra.” 

Faremo un censimento”, continua Sabri Hassan, “noi sappiamo che in Italia i medici arabi sono un numero consistente, a Roma e provincia sono circa trecento, vogliamo essere un punto di riferimento per loro, ma la nostra UMAI è aperta anche ai medici italiani, a tutti coloro che possano apportare un nuovo scambio interculturale. L’UMAI è parte integrante dell’Unione Medici Arabi in Europa che ha sede in Germania e che, una volta l’anno, si riunisce in congresso. Quest’anno il simposio, si è svolto a Parigi, dal 26 al 28 Ottobre 2012, e l’UMAI è stata invitata, per la prima volta, a parteciparvi. Nel 2014 la nostra finalità, come UMAI, è organizzare un convegno insieme all’Unione Medici Arabi in Europa, qui a Roma. Siamo interessati ad espanderci, a fare ricerca, a istituire nuovi corsi universitari, a effettuare studi epidemiologici e farmaco- chimici per la prevenzione, la diagnosi, la riabilitazione e la cura della malattia. Un altro grande obiettivo è soccorrere e aiutare le popolazioni in condizioni di disagio a causa della guerra,  di calamità e carestie. La speranza è quella di integrarci, sempre meglio, in Italia, nel totale rispetto di questo paese che ci ospita da tempo. Possiamo metterci, con volontà, sempre più al servizio della gente, anche aprendo degli ambulatori la domenica, dove sicuramente si rivolgerebbero tante donne di cultura araba che, per condizionamento culturale, hanno difficoltà a farsi visitare da un medico occidentale”.

Il Dott. Sabri Hassan parla con  passione dei progetti che ha in mente per l’UMAI,  e ci saluta con un intenso desiderio: “ Sarebbe utile e interessante se, a fine Settembre 2013, l’UMAI (che per ora ha sede provvisoria all’EUR), ospitasse un convegno sul tema della sanità nel mondo arabo, messa a confronto con il sistema sanitario italiano”. Un bel pensiero rivolto a migliorare la medicina del futuro. Un invito che aspetta risposte.

Presto, L’Unione Medici Arabi in Italia, sarà presentata a Firenze, grazie alla collaborazione dell’Associazione Italia-Kuwait con il Console Onorario dello Yemen, Professor Guido Bastianelli.

25 gennaio 2013

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