Giulia Brugnolini 

"Giù le mani dal mio corpo”, “Corpo mio, scelta mia” sono alcuni tra i più significativi cartelli mostrati la settimana scorsa durante la protesta di oltre mille donne ad Istanbul, nel distretto di Kadikoy. Le donne, guidate dal Female Party Initiative, hanno marciato in risposta al primo ministro Recep Tayyip Erdogan, leader del partito AKP che ha recentemente manifestato l’intenzione di modificare l’attuale legge sull’aborto in senso restrittivo. Il Ministro della Salute Recep Akdag ha parlato di due ipotesi di proposta di legge: in una si parla di ridurre il termine legale entro cui abortire passando dalle attuali dieci a quattro settimane dal concepimento (periodo dopo il quale, secondo l’Islam, nasce la vita). Nell’altra si tratta di un’abolizione totale. In entrambi i casi l’interruzione di gravidanza sarà consentita per necessità mediche non oltre le otto settimane, mentre attualmente è sempre consentita.

Erdogan, che quando era sindaco di Istanbul negli anni '90 proibì le bevande alcoliche, mentre il suo partito appena approdato al governo nel 2002 aveva tentato di introdurre la perseguibilità per legge dell’adulterio, ha dichiarato pochi giorni fa che “Ogni aborto è un Uludere”, riferendosi all’incursione aerea dello scorso dicembre in cui i soldati impegnati contro i separatisti curdi, uccisero accidentalmente 34 civili nella cittadina di Uludere.

Il contesto da cui provengono le sue parole– che le forze di opposizione hanno ritenuto un mero sistema per distogliere l’attenzione pubblica dalle indagini sul tragico accaduto-  è quello di una vera e propria campagna a sostegno della natalità. Il partito AKP auspica che ogni coppia sposata abbia almeno tre bambini: “Il nostro unico obiettivo è quello di elevare il nostro paese ai livelli di una civiltà sviluppata, per questo abbiamo bisogno di una popolazione giovane e dinamica”, ha spiegato il primo ministro. Ancora più estrema l’opinione choc del sindaco della capitale turca Ankara, Melih Gökçek, altro esponente dell’AKP, il quale ritiene che una madre che intenda abortire farebbe meglio a uccidersi. Anche nei casi di gravidanza in seguito a stupro, il governo -ha rassicurato il Ministro della Salute- è pronto a sostenere le spese per crescere i figli.

Un ulteriore punto su cui il governo si è pronunciato è quello sui parti cesarei. La Turchia negli ultimi trent’anni ha visto aumentare notevolmente il ricorso a questo tipo di parto: secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), nel 2009 sono stati ben il 40%, quando l’Organizzazione Mondiale per la Sanità ne raccomanda il 15%. Questa tendenza, secondo l’AKP, necessita di essere invertita perché le donne che si sottopongono al cesareo spesso non possono avere più di due gravidanze.

Benal Yazgan ha riassunto la posizione del Female Party Initiative che presiede, dichiarando che la scelta di mettere o no al mondo un figlio è esclusiva della donna e non del primo ministro. In difesa della attuale legge che nel 1983 ha legalizzato l’interruzione di gravidanza entro la decima settimana (anche se occorre l'autorizzazione del coniuge) si è espressa anche Adrienne Germain, presidente della Coalizione Internazionale per la Salute della Donna, la quale, oltre che del diritto di scelta sul proprio corpo ha parlato dei rischi per la salute che nasconde il ricorso a canali clandestini. “Il Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan -ha affermato- ha bisogno di una lezione di storia. Sappiamo dal Cile e dalla Romania – e non solo- che limitare duramente l’accesso all’aborto non incrementa le nascite ma uccide le donne”. 

Dall’introduzione della legge sull’aborto il numero di interruzioni di gravidanza è sceso, anche per la sempre più ampia diffusione dei metodi contraccettivi. Secondo i dati dell’ONU nel 2008 in Turchia ci sono stati circa 14,8 aborti su mille donne in gravidanza, una media ben inferiore a quella mondiale di 28 o alla stessa media europea di 27. La segretaria di Stato degli Stati Uniti Hillary Clinton ha garantito il suo più totale sostegno alle proteste delle donne turche.

8 Giugno 2012

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