Giulia Brugnolini 

Scrittore, illustratore, scultore. Nato ad Arbil, nel Kurdistan Iracheno, Fuad Aziz ha studiato arte a Bagdad per poi partire e realizzare la sua massima aspirazione:  studiare all’Accademia di Belle arti a Firenze. La Biblioteca di Riotorto, dove lo scorso 17 ottobre Aziz ha presentato il suo ultimo libro di fiabe curde illustrate -  Un popolo dimenticato racconta -  sembra troppo piccola per contenere tutta la storia vissuta e ascoltata che trapela dalla gioviale figura di Fuad. Parla un linguaggio semplice, che arriva anche ai bambini. Racconta della sua vita di curdo in Iraq, costretto a reprimere la sua identità forte di origini antichissime dopo che gli accordi di Losanna del ‘23 non hanno riconosciuto la regione del Kurdistan come Stato. Cita detti popolari “Il popolo curdo fuori dalla montagna nessuno lo ricorda”. Poi accenna alla sua condizione di migrante in Italia e alla difficoltà di imparare una cultura nuova col desiderio di non dimenticare la propria.

Un popolo dimenticato racconta è stato realizzato a scopo benefico in collaborazione con l’associazione “Solidarietà senza confini” di Campobasso che ogni anno raccoglie fondi per un Paese del Sud del mondo. Le fiabe, che rievocano atmosfere da mille e una notte, parlano di re, principesse, sudditi, uccellini, bambini figure del’immaginario antico che veicolano valori ormai dimenticati -dice Aziz- come quello della calma, della riflessione, dell’ascolto- che poi significa anche rispetto. Quando l’autore esorta noi occidentali dalla vita frenetica a guardare la realtà che ci circonda e non semplicemente vederla, si capisce il perché di tutte le coloratissime illustrazioni presenti nell’ultimo libro come nei precedenti.
In “Chiudi gli occhi”, libro per bambini che Fuad ha scritto e illustrato nel 2008 si affronta in particolare il tema della multiculturalità nella società moderna e l’importanza del dialogo, la necessità di “chiudere gli occhi”, appunto, e dimenticare tutti i preconcetti al fine di immergersi completamente nella realtà dell’altro –almeno il tempo necessario per comprenderla a fondo.

È questo l’obiettivo che anima La Biblioteca di Pace, associazione no-profit costituita da insegnanti e mediatori di diversa provenienza culturale, operativa nel territorio e nelle scuole dal 1991 e che vede tra i soci fondatori lo stesso Aziz. Quando l’espressione artistica diventa linguaggio universale. Nella sede della Biblioteca dell’Isolotto a Firenze trova collocazione un fondo di pace -uno scaffale multiculturale plurilingue e di documentazione didattica che supporta iniziative di lettura e narrazioni. La Biblioteca (maggiori informazioni sul sito, http://www.bibliotecapace.it/) ha coinvolto le scuole e i cittadini in servizi di aiuto per studenti stranieri, seminari e corsi di aggiornamento per docenti, e soprattutto in numerosi laboratori artistici nel contesto di varie tematiche. 
I vent’anni trascorsi dalla fondazione ovviamente sono stati teatro di importantissimi mutamenti in ciò che concerne la multicultura. Come conferma la referente Patrizia Russo, infatti, le iniziative dapprima si rivolgevano ai cittadini italiani. L’obiettivo principale era l’educazione all’accoglienza delle famiglie straniere secondo quello che era un fenomeno nuovo e relativamente limitato.  Si registrava un interesse diffuso nel formare quello che sarebbe stato il cittadino cosmopolita, anche tramite un processo di decentramento della storia negli stessi testi scolastici. Dopo l'incremento dell'immigrazione alla vigilia del millennio il sistema scolastico si è trovato invece a dover far fronte a una serie crescente di necessità per cui le iniziative si sono rivolte principalmente all’insegnamento dell’italiano e alla conseguente scolarizzazione degli studenti stranieri.

Le lezioni di italiano e informatica per donne arabe hanno costituito un significativo punto di partenza. Queste, difatti, hanno costruito un gruppo solido, organizzando spontaneamente laboratori di cucina, feste e incontri informali dove parlare del proprio ruolo in famiglia, in  società o più semplicemente di se stesse. L’incontro finale aperto a tutte le donne, arabe e non, sugli aspetti della femminilità quali cucina, trucco, abbigliamento ha dato la possibilità alle prime di uscire concretamente dal proprio isolamento e alle seconde di condividere l'essere donna nel contesto di un'altra cultura, scoprendo anche -per riportare una curiosità- prodotti alternativi naturali per la cura dell’aspetto.

Così l’espressione artistica, conclude Patrizia Russo, è un importante strumento di costruzione dell’identità. Così le fiabe di Aziz, tramandate di generazione in generazione preservano un popolo dall’essere un popolo dimenticato. 

21 agosto 2011

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