Margherita Calderoni 

Il vento del Golfo comincia a ispirare artisti italiani e gonfia le vele di Massimo Razzuoli, pittore versiliese. Dopo il successo estivo in Versilana, adesso sono in esposizione presso la galleria enogastronomica “L’Artista” di Pietrasanta e prossimamente nel prestigioso chiostro di Sant’Agostino.
Sii navigante che apre le vele al vento
(Pindaro)
A questo invitano le vele di Massimo Razzuoli, artista del mare e del vento e anche architetto. Forse per questo nella sua ispirazione c’e’ l’audace edificio di Dubai, struttura maestosa appunto dalla forma di vela: audace e maestosa  come un veliero che prende il largo, nel mare dell’avventura.

Questa avventura pittorica di Razzuoli comincia due anni fa quando “volse la prua” verso il Golfo dalla costa tirrenica della nativa Versilia.

- Non ho una storia “marinara”, non ho nemmeno la barca, ma sono cresciuto al vento e sul mare. Il windsurf e’ il mio sport e la pittura la mia passione. Pittura di mare, naturalmente- 
Portandosi negli occhi la vista del Burj al Arab di Dubai,ma anche del Dhow del Kuwait, ha intinto il pennello nel salmastro del mare delle perle e fatto salpare decine di vele nel suo studio di Pietrasanta.
-partendo da quella di Dubai, la “mia vela” si sfuma in idea, un’eco del mare, la sua “canzone”, quasi una rappresentazione di quella di Jacques Brel-
conosco delle barche che sono pronte a spiegare le loro ali di giganti perche’ hanno un cuore a misura di oceano
E gigantesche sono le vele di Razzuoli con un regale incedere, inarrestabile come il vento che le spinge e la voglia di ignoto, di partire, scoprire, rischiare con lo spirito di Ulisse.

-Il mare e’ il mio spirito-guida- rimarca-  la vista delle mie barche e’ sempre dal mare,come se ti venissero incontro, come se le puo’ immaginare un naufrago. Le mie vele hanno sempre il vento in poppa, sono ottimiste, anche fra le onde piu’ burrascose, contro cieli tempestosi.
E non sono barche vuote, barche-fantasma, ma non si vede bene chi le guida.
Forse perchè lascia allo spettatore di identificarsi dietro quelle vele gonfie di vento che sfidano le tempeste seguendo una corrente che porta all’avventura, senza rimpianti, senza paura. Sono vele in simbiosi col mare, che ne influenza i colori: vele rosse su onde infuocate contro tramonti vermigli, vele nere su onde limacciose contro albe livide, vele azzurre su onde crestate di spuma bianca contro cieli limpidi striati di luce. 
Vele coraggiose, traboccanti di sole, che portano notizia di luoghi esotici, incantati, da Mille e Una Notte, che diffondono profumo di alghe e di incensi, che carezzano con venti del deserto, che invitano a salpare su rotte felici.

Sono tele di stile astratto-figurativo, molto decorativo, ma anche simbolico. Non lasciano indifferenti, forse proprio perchè riportano a galla  con una ventata di immaginazione quanto ognuno di noi conserva sopito sotto il pesante sartiame della vita, ancorata al quotidiano, zavorrata da preoccupazioni, arenata su fondali infidi e insoddisfacenti.
“le vele le vele le vele…-scrisse Dino Campana…che schioccano e frustano al vento…che tessono e tessono lamento…che l’onda volubile smorza, nell’ultimo schianto crudele…
- Le mie vele non intendono gonfiarsi al vento della malinconia per schiantarsi contro gli scogli della disperazione- sottolinea Razzuoli- anche se ognuno puo’ leggerci quello che vuole. Dopo tutto l’arte e’ proprio comunicazione, deve suscitare qualcosa, in bene o in male. E deve evolversi pur rimanendo fedele a un’idea dominante, quella che contraddistingue l’artista e lo fa riconoscere a colpo d’occhio-

E per farsi riconoscere meglio, Razzuoli medita di trasportare la sua idea in scultura, per farne un monumento e lasciare un’impronta solida nel fluido mondo artistico. Magari nel Golfo, che ha varato la sua ispirazione.

“E’ tempo ormai di salpare” potrebbe essere scritto sulla chiglia delle sue barche. Per dove e in quale spirito ognuno lo interpreti come vuole.

6 novembre 2010

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