Giovanna Potestà 

Muharraq è la più antica città del Bahrein, di cui è stata capitale fino al 1923. Ma deve decidere in fretta se conservare la sua anima per sé o consegnarsi al turismo e al business. Le origini della città risalgono alla civiltà Dilmun – stiamo parlando di cinquemila anni fa- e, al pari di altre città strategiche nel Golfo, è stata colonizzata dai greci. Nel quinto secolo divenne un attivo centro dei Nestoriani, la comunità cristiana fortemente avversata dalla Chiesa Bizantina.

Situata sull’omonima isola e  collegata da una strada alla capitale Manama, Muharraq deve la sua particolarità all’alto livello di conservazione dell'aspetto urbano originale e delle architetture. A differenza di molte altre città del Golfo infatti non è stata abbattuta e ricostruita nei decenni scorsi e la maggior parte delle vecchie costruzioni è ancora intatta, riservando aspetti architettonici di grande rilievo. Tra le numerose costruzioni dotate di piccoli cortili interni, vi sono alcuni palazzi abitati da commercianti e le moschee con il tradizionale minareto del Bahrein. Molte delle case più interessanti e di rilievo sotto il profilo architettonico sono in restauro, altre invece versano in cattive condizioni di conservazione e necessitano di una rapida sistemazione per evitarne il crollo. La maggior parte dei palazzi sono abitati sia da residenti che da stranieri, sebbene talvolta suddivisi in piccole abitazioni.

La tradizionale architettura di Muharraq, unica nella regione, è fatta di mattoni di fango, con l'aggiunta di pochi altri materiali come il legno di mangrovia e le foglie di palma per i pavimenti, il legno di tek per le finestre e le porte. Il cuore delle case arabe è il cortile, singolo nelle abitazioni più modeste, multiplo nelle case più ricche. Intorno sono disposte le stanze, di solito non collegate le une con le altre, tutte affacciate sullo spazio centrale. Alcune parti delle case sono su due livelli, collegati da una stretta scala con scalini alti. Nei mesi caldi il solaio era tradizionalmente usato come zona per dormire, rinfrescato con un sistema di ventilazione controllata. I mezzi più caratteristici per orientare la ventilazione naturale sono i parapetti e le torri: i primi sono costituiti da una parete a doppio strato aperta nella parte inferiore per diffondere la brezza, le seconde sono aperte alle estremità e connesse ai livelli inferiori con un pozzo. Il vento viene così veicolato e spinto in basso, in modo da lasciar salire l'aria calda, più leggera di quella fredda, verso l'alto e disperdersi. Il cortile delle case di Bahrein è spesso ombreggiato da un albero; ciò è dovuto al fatto che il Bahrein dispone di una falda acquifera che alimenta le fonti. Alcuni abitanti di Muharraq hanno ancora l'abitudine di tenere animali da cortile, mentre i piccioni sono chiusi in apposite gabbie sui tetti delle case.

Una parte della città è oggi in ricostruzione; molti edifici sono stati ristrutturati o ricostruiti così come erano, utilizzando materiali tradizionali, e trasformati in musei o centri culturali. Altri quartieri invece sono ancora adibiti a zona residenziale e nonostante si tratti di povere abitazioni, rappresentano ancora l'anima più autentica di un mondo antico che sta per scomparire.

Non è facile quindi dire quale sia la soluzione migliore per Muharraq, se la ricostruzione finalizzata al turismo o lasciare le cose come stanno prediligendo l’autenticità del luogo e della sua gente, peraltro poco ripagata. Di sicuro bisognerà decidere in fretta, ma comunque si procederà, le istituzioni locali sono ben consapevoli dell'importanza di questo angolo del Bahrein, la cui eredità storica e architettonica costituisce un patrimonio per le generazioni future.

16 luglio 2010

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