Emanuela Ulivi 

Un gemellaggio particolare, “etico” come lo ha definito Giorgio Morales, allora sindaco, quello firmato il 29 maggio 1992 tra Firenze e la capitale del Kuwait, liberato da poco più di un anno dopo l’invasione dell’Iraq in quella che è passata alla storia come la Prima Guerra del Golfo. Qui tutto però era cominciato assai prima. Era il 1990 e nonostante la stampa avesse sottovalutato un avvenimento che in fondo riguardava uno stato semisconosciuto e lontano, Firenze volle mettersi a fianco di un emirato che Saddam Hussein aveva tutta l’intenzione di trasformare nella diciannovesima provincia dell’Iraq. Non ci volle molto al mondo politico e culturale di Firenze per raccogliere l’appello di un giornalista, Pierandrea Vanni, mentre il resto dell’Italia faceva di quel conflitto un esotico argomento di conversazione agostana, a riconoscere anche al Kuwait il diritto all’autodeterminazione. In ballo c’era la libertà di un popolo. La nascita dell’Associazione di amicizia Italia-Kuwait ne è stata la conseguenza immediata. 

A quel segnale di speranza inatteso, arrivato da migliaia di chilometri di distanza, il popolo kuwaitiano rispose con riconoscenza, stringendo un legame ancora oggi denso di significati e di gesti. Che con entusiasmo si rinnova ad ogni occasione, fin dal 1991 quando a Firenze si festeggiò, il 16 gennaio, l’ingresso in Kuwait delle truppe americane e delle forze della coalizione, e alcune settimane dopo, il 26 febbraio, la liberazione del Paese, con l’ambasciatore kuwaitiano raggiunto al telefono nella sede di allora dell’Associazione, in via Gino Capponi, dal presidente della Repubblica Francesco Cossiga.

L’ultimo di questi momenti è stata l’assemblea annuale dell’Associazione Italia-Kuwait, il 18 novembre scorso a Palazzo Budini Gattai, presieduta dall’ex sindaco Morales nominato nell’occasione presidente onorario, durante la quale si è proceduto al rinnovo triennale delle cariche sociali confermando Pierandrea Vanni alla presidenza. Per l’occasione è venuto da Roma – facendo prima tappa in tre aziende di alta tecnologia di Poggibonsi - l’ambasciatore del Kuwait in Italia, S.E. Ali Khaled Al Jaber Al Sabah. Sempre felice di venire a Firenze ha confessato, l’ambasciatore, che a marzo scorso ha celebrato anche qui, al Museo Stibbert, la festa nazionale del Kuwait, ha voluto sottolineare l’iniziativa che lo ha visto portare a Firenze le delegazioni diplomatiche dei Paesi del Golfo per l’incontro con il Consiglio delle grandi aziende,  dalla quale sono scaturiti numerosi rapporti non solo con numerosi settori produttivi del comprensorio fiorentino ma anche con l’università, e gli incontri ad alto livello dei giovani del Golfo: in Parlamento, al ministero degli Esteri e a Firenze.

Prima dell’ambasciatore, l’assessore alle Relazioni Internazionali del Comune di Firenze, Nicoletta Mantovani, aveva portato all’assemblea i saluti del sindaco Dario Nardella; erano intervenuti Eugenio Giani, presidente del Consiglio della Regione Toscana - nel 1990 consigliere comunale durante la giunta Morales -, i politici di tutte le appartenenze, gli intellettuali che da allora hanno sostenuto la causa del Kuwait sia in Parlamento che nelle istituzioni locali. Specie nella ricerca dei prigionieri di guerra. Uno di loro, Ivo Butini, una lunga carriera politica che lo ha visto tra l’altro sottosegretario agli esteri, è scomparso proprio il 18 novembre: come non ricordare il suo contributo all’associazione e quello di Maria Luisa Stringa, fondatrice della Federazione Italiana, Mondiale ed Europea dei Centri e Club UNESCO e presidente del Centro UNESCO di Firenze, anche lei scomparsa a giugno. 

C’erano gli iscritti e i simpatizzanti della prima ora e i nuovi, ormai una community che in ogni occasione ha fatto sentire la sua vicinanza al popolo kuwaitiano. Dalla prima mostra nel 1992, forse il gesto più incoraggiante, sui tesori trafugati dall’Iraq prima del ritiro degli iracheni dal Kuwait, parte dei quali si trovano all'estero e sono stati esposti a Palazzo Vecchio. Una piccola porzione della stessa collezione donata dalla sheikha Hussah Sabah al-Salim al-Sabah al Museo nazionale del Kuwait, è approdata l’anno scorso alle Scuderie del Quirinale a sottolineare la cooperazione culturale, oltre che economica, tra l’emirato e l’Italia. Mostra non meno interessante di quella documentale, in collaborazione con l’agenzia nazionale di informazione KUNA, Trasformazioni: il Kuwait dalla vela al petrolio, inaugurata nel 2009 all’Istituto Geografico Militare e portata in altre città, e della presentazione dei due volumi di Stefano Beltrame sulla storia del Kuwait, coinvolgendo ogni volta il mondo della cultura, della politica, dell’informazione e la cittadinanza. E non meno delle missioni in Kuwait.

L’Associazione Italia-Kuwait, ormai rodata a collaborazioni con altre realtà associative che si occupano di relazioni tra mondo arabo e Unione Europea, è anche uno dei luoghi in cui i corsi di lingua araba sono un punto di riferimento qualificato. Fino all’anno scorso è stata tappa del soggiorno in Italia degli studenti della facoltà di Architettura dell’università di Kuwait City. Edita una testata di informazione on-line, il DAO, in via di potenziamento. Contribuirà, come promesso, al restauro di alcuni pezzi della collezione di armi islamiche del museo Stibbert. Mentre comincia a far strada il progetto di allestire una mostra in Kuwait – un’idea che culliamo, ha confermato l’assessore Mantovani – dei tesori d’arte islamica del periodo mediceo.

Durante il cocktail un suonatore di oud, il liuto degli arabi, ha condensato nelle sue canzoni l’aria di Paesi lontani. In quell’atmosfera la “community” dell’Associazione si è data appuntamento, alla prossima.

22 novembre 2016 

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