Intervista di Margherita Calderoni 

Nel suo panoramico ufficio dell'elegante edificio della Borsa (rivestito in granito italiano) Wafa Mohamed Al Rasheedexecutive director del Kuwait Stock Exchange fa il punto della situazione. "Non è affatto rosea. Sono tutti preoccupati e cominciano a sentire la stretta della crisi. La previsione è che le borse andranno giù fino a giugno, poi ci dovrebbe essere un periodo di stasi, seguito da tre anni per recuperare. Ma intanto la classe media ha perso tutto e quella alta si barcamena. Solo gli ultraricchi sopravviveranno."

"E questi in Kuwait non mancano, ma quando alla gente si tocca il portafoglio cominciano anche i guai sociali e politici. Anche nel Parlamento si notano instabilità e incertezza. I provvedimenti stentano ad arrivare, nessuno investe più in Borsa ma si riversano sul mattone con conseguenza del crollo dei prezzi degli immobili. Gli stranieri non possono comprare terreni e case, ma i Kuwaitiani adesso investono alla grande nel paese. E comprano meno macchine. Annunci giornalieri proclamano sconti eccezionali e promozioni mai viste".

Una delle tante conseguenze che si notano in Europa e in America è anche peggio: "E' l'effetto della globalizzazione. Questa volta infatti il crollo delle banche americane ha fatto sentire le conseguenze anche in Kuwait in modo più veloce e deleterio - aggiunge - Si aspetta di vedere l'orientamento del Governo per dare respiro alle imprese e aiutare i piccoli e medi investitori. Intanto continua a essere un brutto momento per vendere gli investimenti all'estero e far rientrare le riserve. Urgono provvedimenti per frenare la disoccupazione, rimediare alla povertà e pensare anche a investimenti che assicurino il cibo, visto che qui non si produce nulla in tal senso. E, oltre alle riserve di petrolio, si comincia a pensare anche a quelle di un altro bene più prezioso: l'acqua".

30 gennaio 2009

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