Margherita Calderoni 

Affabile signora che spicca per non essere fasciata di nero da capo a piedi come la maggioranza femminile in Kuwait, Wafa Mohamed Al-Rasheed, l’esperta di Borsa dell’Emirato si è laureata alla Sorbona, parla 5 lingue (fra cui l’italiano) ed ha una notevole esperienza nel campo finanziario internazionale. Il suo ufficio nella City è un modernissimo palazzo di cristallo dove si aggirano facce preoccupate come in ogni angolo finanziario del globo. “La situazione è critica a livello globale - rimarca la signora - tutto è cominciato dal fallimento delle banche americane con “effetto domino” a ripercussione generale. Perché tutte le banche mondiali sono collegate. Anche in Kuwait si sono sentiti gli effetti. Noi siamo al quinto posto nel mondo per capitale esportato, visto che non c’è da investire in Kuwait, quindi la maggioranza dei soldi sono all’estero con le relative conseguenze. Le banche locali hanno cessato di dare soldi alle compagnie e alle imprese locali che quindi si trovano in difficoltà, anche se gli investitori hanno ancora capitali. Poichè i resoconti delle compagnie si sanno ogni tre mesi, da quando è cominciata la crisi dobbiamo aspettare la fine di novembre per sapere quanto la situazione sia grave. Non sarà comunque a breve scadenza"

"Prevedo un periodo difficile per almeno un paio d’anni - continua Al-Rasheed. La classe più colpita è quella media, in pratica gli impiegati governativi che lavorano soprattutto nei servizi. Chi non ha diversificato il modo di investire i risparmi si trova nei guai. Già molti hanno difficoltà a coprire le spese della casa e le piccole imprese annaspano. Il reddito dei Kuwaitiani viene dal petrolio e dagli investimenti, praticamente in terra ed edilizia, qui e all’estero. I nostri investitori spaziano dall’Inghilterra alla Cina in questo campo, oltre al settore petrolifero specie in Europa. Non ci sono altre risorse come in altri paesi, vedi Dubai che sta investendo in turismo perché non ha petrolio. Certo questa situazione sta creando nervosismo nelle fasce medio-basse del paese, già da dopo la guerra del golfo si è avuta una battuta di arresto nell’economia generale. Per arginare gli effetti contingenti più negativi il Governo sta studiando interventi opportuni come ogni altro paese, proprio per aiutare le piccole e medie imprese, che comunque non sono il nerbo della nostra economia. Per ora ha imposto alle banche di ridurre il tasso di interesse dell’1.5, poi bisogna vedere che piega prende il mercato internazionale. Siamo in allerta ma non eccessivamente preoccupati.”

7 novembre 2008

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