NEW YORK- L’Iraq e il Kuwait arriveranno presto ad un accordo sulle questioni ancora in sospeso dopo l’invasione di Saddam Hussein nel 1990. Lo ha annunciato martedí scorso l'ambasciatore dell'Iraq presso le Nazioni Unite Hamid Al-Bayati al termine della riunione del Consiglio di Sicurezza sull’Iraq, affermando che dopo le elezioni legislative del 7 marzo sará siglato un accordo tra i due Paesi.

Le questioni ancora aperte riguardano le persone scomparse, il fondo di compensazione e la frontiera tra Iraq e Kuwait. 

L’Iraq ha già versato più di 27 milioni di dollari di indennizzi ai kuwaitiani che hanno subito danni dall’invasione, ha fatto sapere l‘ambasciatore iracheno durante la seduta del Consiglio di Sicurezza, anticipando che è prevista un’ulteriore tranche di 25 milioni. “Questo problema non si risolverà fino a che tutta la somma non sará stata pagata” ha aggiunto, assicurando il massimo impegno del suo Paese per risolvere definitivamente la questione.

Riguardo alle persone scomparse, l’ambasciatore ha poi rassicurato il Kuwait, col quale ha instaurato buoni rapporti , che continueranno le ricerche –visto che sono state trovare nuove fosse comuni- che peró richiederanno tempo.

Ad Melkert, inviato speciale dalle Nazioni Unite in Iraq, riferendo in merito alle frontiere tra Iraq e Kuwait, ha sottolineato che il dialogo tra le parti è aperto, sperando di arrivare ad una conclusione il più presto possibile. Non ha potuto invece essere più preciso riguardo all’invio di esperti Onu per il controllo delle frontiere, questione che non vede tutti d’accordo. Ed ha aggiunto: “Auspichiamo che dopo le elezioni sia possibile lavorare insieme al nuovo governo iracheno per risolvere tutti i problemi, comprese le relazioni con il Kuwait".

Nella seduta dedicata al suo Paese, l’ambasciatore iracheno ha ricordato ai membri del Consiglio di Sicurezza che l’Iraq non è più una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale e che non possiede armi di distruzione di massa, sollecitando quindi le Nazioni Unite a ritirare le sanzioni imposte al suo Paese.

19 febbraio 2010

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