Angelo Valsesia 

L’Audit Bureau, comitato di controllo finanziario kuwaitiano, ha rigettato il progetto per la costruzione della raffineria Al-Zour. Sulla base del report confidenziale del comitato, i contratti di costruzione stipulati non rispetterebbero diverse norme: in primis, si sostiene che alcuni membri del governo avrebbero tratto vantaggi economici personali dall’operazione.
La raffineria di Al-Zour sarebbe stata la quarta raffineria del Paese con una produzione prevista di 615 mila barili al giorno, e prevedeva la partecipazione della compagnia giapponese JGC e della sud-coreana GS Engineering and Costruction.
Le accuse mosse dal comitato sarebbero così una scarsa chiarezza del contratto stesso per ciò che concerne gli aspetti tecnico-economici dell’operazione (i contratti di costruzione non sono infatti passati dal Central Bidding Committee, raggirando le sua funzione di controllo) e, oltretutto, una scarsa trasparenza politica da parte di alcuni membri del governo, accusati di corruzione.

Dal punto di vista interno, il Primo Ministro Sheikh Nasser Al-Mohammad Al-Sabah ha annunciato che il governo si atterrà alle conclusioni raggiunte dall’Audit Bureau, stracciando così il contratto di costruzione della raffineria. Tuttavia, le polemiche riguardanti le conclusioni del rapporto del comitato si inseriscono in una più ampia crisi interna che ha già portato alle dimissioni del Ministro del Petrolio e che potrebbe spingere l’emiro Sabah al-Ahmad al-Jaber al-Sabah a sfiduciare il Primo Ministro o, nel caso più estremo, a sciogliere lo stesso Parlamento richiamando la popolazione alle urne.

Dal punto di vista esterno, la scelta presa dal governo ha un’importante conseguenza. Infatti, è la seconda volta in poco più di tre mesi, che il governo invalida un progetto per la costruzione e l’ammodernamento del settore petrolifero interno. Era già successo nel dicembre 2008, quando venne stracciato un contratto di circa 18 miliardi di dollari con la compagnia americana Dow. Il rischio è che l’affidabilità del paese nell’attirare investimenti esteri per la trivellazione e raffinatura del petrolio possa essere compromessa. Se le compagnie estere dovessero iniziare a perdere fiducia nel settore petrolifero kuwaitiano, il relativo calo di investimenti esteri potrebbe portare il governo a rivalutare lo stesso piano di ammodernamento del settore, dando inizio ad un circolo vizioso dalla non facile ripresa.

Se la notizia dell’annullamento di un altro importante progetto petrolifero può essere percepita come negativa (soprattutto nelle sue implicazioni economiche), essa dimostra comunque la piena attività del Parlamento e delle sue commissioni di controllo. Un’attività volta al mantenimento di elevati standard di trasparenza e responsabilità delle cariche pubbliche che non possono essere inficiati dalle prospettive di arricchimento personale.

16 marzo 2009

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